A Vastogirardi le feste patronali in onore dei co-patroni san Nicola da Bari e Madonna delle Grazie si celebrano l’1, 2 e 3 luglio di ogni anno. In particolare il primo luglio a sera e il 2 hanno luogo i festeggiamenti in omaggio alla Madonna delle Grazie, mentre il giorno 3 luglio è interamente dedicato alle celebrazioni per san Nicola di Bari.
La festa della Madonna delle Grazie è già citata in una copia dello Statuto della locale “Confraternita di Nostra Signora della Visitazione”, datato 1790, ma non si sa con esattezza se questo è precisamente l’anno di istituzione della stessa, poiché probabilmente la data della fondazione della congregazione risale al 1742. Ad ogni modo nella menzionata copia dello Statuto della Confraternita, tra le “Regole per il buon governo della Venerabile Congregazione di Maria SS. sotto il titolo della Visitazione della terra di Vastogirardi” si legge testualmente all’art. 1:
“…che nel dì 2 di luglio di ciascun anno [si] debba solennizzare la festa di detta Santa Visitazione…”.
Inoltre per tradizione orale si tramanda
che la festa era attiva da secoli in occasione del 2 luglio, poiché questa data
coincideva con il giorno di svolgimento in paese di una grandiosa fiera agricola,
in località Tragliareccia, una collinetta adibita alla trebbiatura, che fronteggia l’attuale
chiesa della Madonna delle Grazie nella sua facciata posteriore. Tale fiera si inseriva
nel filone di altre manifestazioni mercantili consimili che si svolgevano nello stesso
mese di luglio per celebrare la trebbiatura in località vicine come quelle della
Maddalena a Castel di Sangro (22 luglio) o di sant’Anna a Pescolanciano (26 luglio).
Non si conosce invece quando e perchè la Confraternita abbia cambiato nome
trasformandosi in “Venerabile Congrega di Santa Maria delle Grazie”,
così come alcuni confratelli si firmano in una lettera ciclostilata datata 1891.
Allo stesso modo non è stato possibile finora risalire alla data di istituzione
della Festa di S. Nicola,
In questo giorno si svolge in detta chiesa prima una messa solenne con panegirico,
ma molto probabilmente, poiché nel calendario gregoriano questa cade il 6 dicembre,
in inverno, potrebbe essere stata spostata ed accorpata a quella della Madonna delle Grazie
per ragioni climatiche, per comodità di festeggiamenti patronali congiunti e verosimilmente
anche per poter allungare i tempi di svolgimento della citata fiera agricola di luglio.
Inoltre la data dei festeggiamenti in onore della Madonna delle Grazie era stata probabilmente
collocata al 2 luglio poiché in questo giorno, secondo il calendario liturgico riformato
poi nel 1969, cadeva la festa della “Visitazione della Madonna alla cugina Elisabetta”,
da cui la confraternita prendeva il nome. Tale evenienza troverebbe anche un riconoscimento
nell’usanza locale di non riportare la statua della Madonna delle Grazie nella chiesa
omonima il giorno del 2 luglio, dopo la seconda processione solenne in suo onore, ma di lasciarla,
durante il percorso, nella chiesa di san Nicola. Verosimilmente non solo perché qui si svolgeranno
tutti i festeggiamenti del giorno conclusivo del triduo in onore dei santi patroni, ma anche
perché in questo tempio si trova la statua di sant’Elisabetta, volendo così riprodurre almeno
simbolicamente l’incontro tra le due cugine, come riportato nei vangeli (Luca 1:39-56).
Nel pomeriggio del 3 luglio quindi la statua della vergine delle Grazie viene poi ricondotta
nella sua chiesa di appartenenza e ricollocata nel suo sito abituale, con una breve processione
che segna la fine delle cerimonie religiose delle Feste patronali.
Nei festeggiamenti religiosi in onore dei due santi patroni nel 1911 è stata introdotta,
per iniziativa del cittadino Vincenzo Liberatore, la sacra rappresentazione dell’Angelo,
che si svolge il primo luglio in notturna e il 2 luglio in mattinata.
Liberatore diede inizio alla tradizione del volo dell’Angelo come evento straordinario per
l’inaugurazione della nuova chiesa della Madonna delle Grazie nel 1911.
La cappella era già attiva nella prima metà del 1600,come risulta da documentazione diocesana,
ma è possibile che verosimilmente fosse stata costruita
nel 1500, secolo in cui si diffonde in Italia il culto della Madonna delle Grazie, come risulta
dalle date di fondazione per tutto il Paese di molti edifici di culto coevi, aventi lo stesso titolo.
Il retro della chiesetta era all’epoca adibito a camposanto
che fu chiuso per ottemperare alle disposizioni dell’Editto napoleonico di Saint Claud che intimava
di seppellire i morti al di fuori delle mura cittadine, e ciò avvenne intorno al 1840.
In quell’occasione venne aperto per l’uso un nuovo cimitero situato nelle adiacenze
dell’ attuale campo sportivo dismesso a sua volta quando venne costruito l’attuale cimitero.
Grazie alla disponibilità di una maggiore superficie di terreno
in zona retrostante l’edificio, si aprì la possibilità dell’ampliamento della chiesa, sulla quale
pero gravava lo “jus patronato”della famiglia Scocchera, che deteneva la proprietà del sito, ma evidentemente
la stessa deve aver rimosso tali vincoli e reso possibile la distruzione del vecchio tempio e la
ricostruzione di sana pianta di uno nuovo più ampio del precedente.
L’attuale statua della vergine della Grazie, che si venera nell’omonima chiesa, risale al 1800
ed è stata eseguita da allievi seguaci della scuola dello scultore Colombo e apparentemente questo
esemplare fu commissionato per sostituire una precedente copia andata distrutta.
Il culto della Madonna è stato sempre vivo in paese, dove si esprimeva sul territorio attraverso
varie rappresentazioni iconografiche, tra le quali spicca quello della “Madonna del Sabato o
Castellana di Vastogirardi”, che la tradizione orale locale vuole che fosse collocata in una
cappella rupestre, probabilmente risalente al 1400, i cui resti e tracce del perimetro murario
sono ancora visibili in località detta appunto “Colle della Madonna” sulla sommità di un boschetto di pini,
situato sulla strada provinciale che conduce a Cerreto. Tale effigie della Vergine ha dato luogo ad un
culto incrociato con un’immagine venerata sotto lo stesso titolo, di “Madonna del Sabato”,
a Minervino Murge, in Puglia, per motivi storici legati alle vicende della transumanza.
I lavori per la costruzione della nuova chiesa intitolata alla Madonna delle Grazie furono
intrapresi come ampliamento e completa modifica di una pre-esistente Cappella della Madonna
come attestato in una lettera ciclostilata datata agosto 1891. Tale lettera, ritrovata dagli
eredi di Nicola Martone, é rivolta “Ai concittadini Vastesi residenti in America” come accorata
richiesta per una seconda raccolta fondi allo scopo di dare un decisivo impulso alle risorse necessarie
per completare i lavori della nuova chiesa che all’epoca erano chiaramente già iniziati ed i cui fabbisogni
finanziari evidentemente eccedevano le già esigue disponibilità economiche della comunità locale,
ed avevano spinto la cittadinanza a formare un apposito comitato per fare appello per l’ultimazione,
alla solidarietà dei compaesani emigrati nel nuovo Mondo. Essendo poi la chiesa stata inaugurata nel 1911,
ci sono voluti quindi altri venti anni per il suo completamento e per restituircela allo stato attuale.
L’opera finale, pertanto, é stata insieme il risultato di un misto di pietà e devozione popolare,
di orgoglio di appartenenza, ma soprattutto di un ingente sforzo fisico ed economico d'insieme
dell’intera cittadinanza che ha partecipato secondo le diverse possibilità e con diverse
modalità alla realizzazione della chiesa e precisamente, come è confermato anche nel citato documento ritrovato,
“chi con assennato consiglio della mente, chi con soccorsi in contanti, chi con lavoro di braccia impiegando
la loro giornata alla costruzione tempio”.
Dal documento non si deduce però quando è intervenuto
il coinvolgimento nell’iniziativa di Vincenzo Liberatore, che comunque ad un certo punto deve pur
essersi verificato, come è attestato e riconosciuto da una lapide apposta nella stessa chiesa datata 1911.
Tornando alla vicenda di istituzione della Rappresentazione dell’Angelo,
presumibilmente Liberatore può aver preso l’ispirazione della rappresentazione del
Volo dell’Angelo per l’inaugurazione da esperienze tratte dalle sue numerose
trasferte che lo portavano a viaggiare molto per l’approvvigionamento merci
dell’emporio che la sua famiglia gestiva a Vastogirardi nella attuale via Mazzini.
Insigni studiosi in materia di antropologia e tradizioni popolari (D’Ancona,
De Gubernatis, Gioielli) farebbero risalire addirittura questa rappresentazione,
che ha assunto in seguito connotati sacri perché inserita in cerimonie religiose,
ad alcuni marchingegni ideati da Filippo Brunelleschi in epoca rinascimentale,
se non perfino a manifestazioni di epoche precedenti quali quelle del genere
del Volo della Colombina del Carnevale veneziano. È anche comprovato storicamente
che la tradizione era molto diffusa, all’epoca in cui Liberatore la introdusse nel
suo paese, in larga parte dell’Italia Meridionale, dalla Campania alla Sicilia e
anche in Molise, nella cui regione attualmente persiste solo a Vastogirardi.
Sembra che quando Liberatore propose il progetto ai suoi compaesani, abbia
incontrato qualche scetticismo all’idea di far scorrere una bambina in carne
ed ossa, appesa in aria a dei cavi. Ma egli non si perse d’animo e pur di
riuscire nel suo intento, come un novello Abramo, decise che, per la prima
edizione che si svolse il primo e 2 luglio 1911, ad interpretare l’angelo
fosse una delle sue figlie, e precisamente la primogenita Maria Ines Igina,
conosciuta dai posteri e nelle fonti storiche dell’evento semplicemente con
il nome di Maria Liberatore. Il buon esito della rappresentazione vinse lo
scetticismo dei compaesani e finalmente Liberatore ebbe riscontri positivi
sulla sua iniziativa nella cittadinanza.
Ma non sempre le cose vanno come
noi vorremmo, Vincenzo Liberatore, oberato dagli sforzi finanziari sostenuti
per l’ampliamento della chiesa, lasciò Vastogirardi, per non ritornarci mai più,
e emigrò nelle Americhe. Per il resto del decennio dal 1911-20 ci sono dati storici
frammentati circa i nomi delle interpreti, e non si conosce se questo è da
attribuire a carenze documentali o a effettiva sospensione dell’evento, e comunque
fonti storiche certe e verificate riprendono solo dal 1921 e da allora, a parte
altre brevi interruzioni verosimilmente in concomitanza con eventi bellici,
la sacra rappresentazione ha trovato negli ultimi decenni regolare e comprovato
svolgimento.
La rappresentazione del “Volo dell’Angelo”, venne molto probabilmente scelta intenzionalmente
dal Liberatore, che aveva fama di uomo religioso e pio e pertanto profondo conoscitore
delle sacre scritture, proprio per commemorare l’avvenuta annunciazione dell’Annunciazione
dell’arcangelo Gabriele a Maria, come narrato nei vangeli (Luca 1:26-38), e che viene
rievocata nell’incontro tra le due cugine che si celebrava appunto, secondo il calendario
liturgico, come già detto, proprio il 2 di luglio.
L’Angelo, nella rappresentazione di
Vastogirardi, é sempre stato impersonato da bambine, in età compresa tra i 4 e 6 anni,
ma ci sono delle eccezioni secondo la statura e la taglia e comunque purché queste
riescano a indossare lo speciale apparato per mezzo del quale il corpo della creatura
viene agganciato al cavo su cui scorre.
La bambina indossa sempre un costume
iconografico da angelo, consistente in una tunica monocolore, che cambia
secondo il giorno, ed ali posticce, che recentemente sono state rinnovate
grazie a donazioni di privati. Quindi viene assicurata ad un solido cavo, attualmente di
acciaio ma inizialmente di canapa, per mezzo di una imbracatura che tradizionalmente era di cuoio
imbottita e foderata di velluto, ma che recentemente, per ovvi motivi di
protezione, é stata sostituita da una del tipo di quelle usate per le
arrampicate in montagna, che pertanto ha passato anche il controllo di
garanzia di sicurezza del produttore. L’imbracatura é quindi assicurata a un
congegno di carrucole che scorrono sul cavo in tensione, saldamente ancorato alla facciata
della chiesa della Madonna delle Grazie e al balcone di una casa di fronte,
distante circa 40 metri;
Lo scorrimento della bambina ancorata su tale congegno rappresenta il cosiddetto “Volo”.
L’Angelo pertanto “vola” dal suddetto balcone alla facciata della chiesa,
davanti alla quale viene preventivamente esposta la statua della Vergine
delle Grazie, il movimento viene dato tramite altre due funi azionete da
uomini posizionati rispettivamente, uno dietro la statua della Madonna
ed uno sul balcone della casa di fronte, il movimento dei due uomini (traino e rilascio )
deve essere il più possibile sincrono e cadenzato affinchè il movimento dell'Angelo
risulti lineare e senza strappi. Gli uomini incaricati svolgono il lavoro con grande maestria
dovuta alla esperienza acquisita negl'anni e che poi viene tramandata
alle successive generazioni.
I “Voli” sono accompagnati dalla musica di una banda di ottoni a mo’ di colonna sonora di sottofondo,
e durante i quali la bambina non volge mai le spalle alla statua, per ovvi motivi tecnici insiti nel
marchingegno di movimento di base, che non consentono un percorso di andata e ritorno.
Nella sera del primo luglio, il giorno iniziale delle feste patronali, dopo una solenne messa con panegirico,
che termina opportunamente dopo l’imbrunire, l’Angelo vestito di colore bianco, compie tre “voli. Durante
il primo, l’Angelo viene fermato immediatamente prima di sovrastare la statua della vergine, per permettergli
di recitare una preghiera, ogni anno diversa, che contiene pensieri di ringraziamento, per il paese,
la famiglia della bambina e speciali intenzioni per particolari eventi, anche di rilievo internazionale,
accaduti durante l’anno. Nel secondo volo sparge incenso in direzione della statua e poi, nel tragitto di
ritorno, anche sul pubblico raccolto al di sotto. Nel terzo volo sparge, lungo il suo passaggio, petali di
fiori sempre prima verso la Madonna e poi sulla folla.
La mattina del 2 luglio la rappresentazione si svolge all’incirca a mezzogiorno, sempre dopo una messa solenne,
ma con alcune varianti. L’Angelo indossa questa volta un vestito di colore celeste e, ai tre voli compiuti
nella sera precedente, se ne aggiunge un quarto, effettuato come secondo passaggio, durante il quale offre
alla Vergine un dono, in genere consistente in un monile d’oro, come segno di ringraziamento della famiglia
per l’opportunità data alla bambina di rappresentare quella singolare scena sacra, e a nome di tutta la
comunità come “pegno di amore” e di rinnovata devozione di Vastogirardi alla sua santa patrona.
In entrambi i giorni, dopo la rappresentazione del “Volo”, segue una processione, illuminata da torce in
notturna nel primo luglio, che si sviluppa lungo un percorso cittadino che vede la statua, portata a mano
interamente da donne, essere ricondotta nella propria chiesa la sera, e nella Chiesa Madre di san Nicola il
giorno 2 luglio. Le ragioni di questa diversa collocazione sono di origine storica e pratica: la prima perché
la festa, istituita dalla Confraternita proprio per il giorno 2 luglio, secondo il calendario gregoriano doveva
celebrare (come da Luca 1:26-38) la “Visitazione” di Maria alla cugina Elisabetta, di cui una volta esisteva
appunto una statua nella chiesa di san Nicola situata all'interno del castello, volendo così simboleggiare la visita della
Madonna alla parente. La seconda ragione risponde ovviamente a motivi pratici di avere una presenza congiunta
delle statue dei copatroni nella chiesa madre il giorno 3 luglio nella festa di san Nicola.
In questo giorno si svolge in detta chiesa prima una messa solenne con panegirico, specificatamente dedicato
al santo, seguita dalla processione, che vede la statua trasportata a spalle esclusivamente da uomini,
lungo un percorso che si sviluppa per tutte le contrade del paese e poi riportata nel proprio tempio.
Il 3 luglio non si svolge la rappresentazione dell’Angelo e la bambina che lo ha impersonato partecipa
semplicemente alla processione, camminando davanti alla statua del santo patrono, ma sempre vestita con un
costume di scena. Tutte queste processioni votive si concludono con spettacoli di fuochi pirotecnici e sono
particolarmente suggestivi quello del primo luglio e quello della sera del 3 luglio, che segna la conclusione
del periodo festivo, ovviamente perché svolti in notturna.
La rappresentazione del “Volo dell’Angelo” di Vastogirardi taglierà nel 2011 il
glorioso traguardo del suo primo centenario e mai come in questo caso si può sostenere
che la storia ha dato ragione alla caparbietà e alla determinazione di Vincenzo Nicola
Liberatore di perseguire il suo progetto visionario. Egli infatti, vincendo lo
scetticismo degli allora suoi concittadini, ha consegnato al paese una manifestazione
che, sfidando incredulità, pessimismo, avversità naturali e eventi storici,
resiste ancora in Italia, tra le ultime nel suo genere, come baluardo di un’eredità
di tradizioni popolari locali ben più antiche e che nella loro peculiarità e
specificità contribuiscono a formare il nostro ricco e diversificato patrimonio
storico e culturale nazionale, così unico al mondo.
Vincenzo Liberatore era nato a Vastogirardi il 14 novembre 1864 da Loreto e Clementina
Scocchera, che gestivano in paese una sorta di emporio che offriva merci di diverso
genere: alimentare, tessile, articoli per la casa, per la campagna e varie.
Sposò Filomena Eufemia Mormile dalla quale ebbe 6 figli.
Quella di Vincenzo Liberatore é la storia di un italiano che incarna perfettamente
le caratteristiche dell’ideale umanistico rinascimentale, ovvero di un uomo dai
saldi principi e convinzioni, attivo e moderno per il suo tempo, che concepisce
progetti grandiosi e idee brillantissime e che deve lottare fermamente con tutte
le sue forze per realizzarle, perché il più delle volte è ostacolato o inibito
nell’attuazione dallo scetticismo e dalla limitatezza mentale dei suoi contemporanei,
che non sempre riescono a percepire la grandezza o la modernità del progetto o
dell’idea.
Ma, a latere di tutto ciò, quella del Liberatore è fondamentalmente la storia di
un uomo molto pio e, in ultima analisi, di un sognatore, che persegue due sogni
principali: uno frutto della sua attività onirica e l’altro partorito della sua
vivacità immaginativa e progettuale.
Il suo sogno immaginifico scaturisce direttamente dal completamento dell’opera
precedente e da una evidente natura di uomo curioso, ingegnoso e attento osservatore
delle vicende che gli accadono intorno: egli stesso è infatti un pittore dilettante
e autodidatta, per cui sicuramente sempre aperto alle manifestazioni artistiche.
Le varie leggende metropolitane che si sono sviluppate intorno alla sua persona
sono tutte concordi sul punto che probabilmente egli sia stato spettatore di una
rappresentazione dell’Angelo, non sappiamo con precisione dove, ma sicuramente
in uno dei suoi tanti viaggi.
Quello spettacolo misto di sacralità e rievocazione
biblica, ma allo stesso tempo di perizia umana, coraggio e acrobazia deve aver
talmente colpito la sua già fervida fantasia e il suo spirito religioso insieme
che evidentemente decide che quella grandiosa e affascinante rappresentazione
sarà l’evento degno di inaugurare il magnifico tempio ricostruito e presentarlo
ai suoi concittadini.
Spesso, però, le cose non vanno come noi vorremmo. Vincenzo Liberatore, oberato dai debiti fatti
per il rifacimento della chiesa, dalle richieste delle maestranze che vi avevano lavorato e
amareggiato per le incomprensioni sorte con i suoi concittadini per i quali lui si era tanto impegnato,
si allontanò dal paese senza mai più tornare.
Si vociferò che fosse emigrato in America,
ma non esiste nessun documento o riscontro ufficiale, tranne una lettera che recava in calce
la data del maggio 1914 e come provenienza Buenos Aires. Questa lettera, l’unica pervenuta,
può essere consultata, non integralmente, visto che una parte è andata distrutta.
Visibile e
comprensibile è il suo sfogo, il suo rammarico per il gesto compiuto ed il disappunto nei
confronti di quei paesani che, pur avendogli promesso aiuto economico, non avevano onorato la parola data.
Nonostante ciò rimane evidente quanto amore egli nutriva nei confronti del paese e dei suoi compaesani,
lo scritto, infatti non era stato indirizzato alla sua famiglia, bensì ai suoi concittadini.
Si può certamente affermare che i
cittadini di Vastogirardi, nel tempo, hanno
gradualmente riscattato l’ostruzionismo e lo scetticismo iniziale verso la
rappresentazione. Oggi è diventata un punto di orgoglio e di soddisfazione
perpetuarla, tutelarla e valorizzarla, nel tentativo di far coesistere tradizione
e modernità. Soprattutto viene considerata un momento di ritrovo con la propria storia, identità e radici
per coloro che si sono allontanati dal paese.
Successivamente all'articolo di Rita Di Benedetto, ma sempre inerente
la costruzione della chiesa della Madonna delle Grazie,
pubblichiamo qui un documento (datato 1891) rinvenuto nel mese di giugno di quest'anno (2010)
nell'abitazione di Virginia e Ida Izzi.
Da una prima lettura risulta subito evidente che esso apre nuovi scenari
e quindi la necessità di altre ricerche che noi condurremo con tenacia e caparbietà.
Ogni eventuale sviluppo o ritrovamento sarà pubblicato su questo sito affinchè tutti ne possano
prendere visione.